La scoperta del mare
Una profonda eccitazione, una sorta di frenesia pervade tutta la famiglia. Anche il gatto è agitato e tormenta l’aria con la coda infuriata. I bambini saltano felici e guardano fiduciosi al padre. I loro occhi sono pieni di scintille di luce. Se la speranza avesse uno sguardo sarebbe così. Quando la madre li richiama per portarli a letto, loro non fanno capricci. Sulle scale si voltano ancora una volta verso il padre che annuisce in risposta alla loro domanda muta. I bambini sorridono sereni, la madre li accompagna al piano superiore e li aiuta a mettersi a letto. Sorride ad ognuno di loro e imprime un tenero bacio sulla fronte a tutti e tre. Li guarda ancora un attimo prima di lasciare la stanza, spegnere la luce e socchiudere la porta. Scende al piano terra e va in cucina per preparare le ultime cose per il giorno dopo. Torna in soggiorno e rivolgendosi al marito gli dice: “E’ tutto pronto”. E anche lei sorride come i suoi bambini.
La notte trascorre serena e l’indomani arriva. Il padre e la madre si alzano presto, depositano i bagagli nell’auto e poi chiamano i loro bambini. “Siamo pronti”, dicono loro. E i piccoli iniziano a correre, per lavarsi, asciugarsi, indossare gli abiti adatti. I loro sorrisi festanti riempiono la casa. Dopo quasi un’ora sono tutti pronti. Ognuno prende il suo posto nell’abitacolo dell’automobile. I bagagli sono sistemati alla perfezione, allacciate le cinture di sicurezza, si parte. Il viaggio scorre veloce, i bambini sono silenziosi. La felicità a volte non ha bisogno di troppe parole. Dopo quasi un’ora e mezza di marcia, nell’aria inizia a sentirsi l’odore di salsedine. La madre guardando fuori dal finestrino esclama: “Il mare”, i bambini si sporgono tutti nello stesso lato cercando con gli occhi quella distesa di acqua che non hanno ancora mai visto.
Le loro piccole vite si aggrappano a quella parola “mare” con fiducia e trepidazione. L’auto si ferma, il padre trova parcheggio e scendono tutti dalla vettura. I piccoli non sanno cosa fare, si guardano intorno e sono interdetti, spauriti. Si chiedono cosa fare senza dire una parola. Guardano gli altri. Auto che si fermano e lasciano uscire adulti e bambini semi svestiti con ai piedi ciabatte rumorose, ombrelloni, sdraio, giochi di ogni tipo. Anche loro sono vestiti leggeri e indossano ciabatte, ma non fanno rumore. Si avviano tutti insieme. Anche il padre tiene sotto braccio l’ombrellone a righe celesti e rosse, la madre porta una sacca che sembra pesante e loro portano un secchiello, una paletta e un cestino con i mattoncini di plastica.
I bambini si sentono a disagio, il sole è alto e fa caldo. Finalmente arrivano davanti al mare. La spiaggia è occupata da centinaia di persone, i bambini sono esterrefatti. Guardano la madre che sembra stanca e il padre che sembra preoccupato. Il più grande dei tre guarda il padre e gli dice: “Ma questo è il mare?”, il padre annuisce. Il bambino stringe la mano del fratello minore e la loro sorellina si avvicina per sentire l’effetto di quella stretta. Abbassano la testa, provano caldo, sono già sudati, intorno a loro regna il caos, sentono voci provenire da ogni angolo, “Papà? Mi sa che il mare non ci piace”.