Il sentiero che divenne autostrada

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Lasciai il fondovalle e seguii il sentiero che iniziava a inerpicarsi sulla montagna. Un bel bosco di larici occupava la parete sinistra fin sopra il crinale. La parte destra, anch’essa delimitata da alberi della stessa specie, era assai esposta in alcuni tratti e per limitarne la pericolosità erano stati realizzati muri in pietra a secco. Attraversai il ponticello e sentii il mormorio dell’acqua del ruscello. Raggiunsi la panca di legno proprio nel momento in cui la famigliola di scoiattoli saltellava sui rami.

Era il mio sentiero, il rifugio che mi aveva accolto sin da bambino. Io ci parlavo, i nostri colloqui erano improntati al silenzio e in sottofondo il brusio degli animali o il soffio delle foglie che si adagiavano per terra. A volte di mattina presto riuscivo a sentire persino la rugiada scivolare tra i fili d’erba. Ma quello era il giorno dell’addio, l’indomani mattina la ditta incaricata avrebbe disboscato proprio quel tratto per farci passare l’autostrada. Non si potevano sacrificare un paio di ville di gente importante e allora era stato scelto il percorso alternativo che prevedeva un improvvisato zig zag tra i boschi, con aggravio di costi e scempio della natura. Forse la colpa era degli scoiattoli, perché gli scoiattoli non sanno protestare…

Oggi penso sempre al mio sentiero, al ruscello, ai larici e agli scoiattoli. Qualche volta ho imboccato l’autostrada proprio in quel tratto. Ho provato ad accettare il cambiamento, e per un attimo ci sono pure riuscito. Ho capito che l’autostrada è come la vita, c’è chi scende e chi sale. Però mi sfugge chi fa l’uno e chi fa l’altro. Se guido in autostrada e penso al mio sentiero non guardo i cartelli e allora non ricordo se da sud sono diretto a nord o viceversa. Conoscevo un vecchietto, famoso per le sue elucubrazioni, che alla domanda se in Italia ci fossero più salite o discese lui rispose che dipendeva dal fatto se andavi o tornavi. Allora ho riso, come gli altri, ma ora non rido più perché aveva ragione lui. Non sono abituato all’autostrada io, la mia strada è il mio sentiero. Un giorno ho fatto un tratto più lungo del solito e ho incontrato tanti paesi. Mi sono pure chiesto se venisse prima Reggio Calabria o Reggio Emilia. In ordine alfabetico la prima certamente, ma ancora una volta sull’autostrada dipende se sali o se scendi. Non avevo di questi dubbi prima che il mio sentiero diventasse autostrada. Non sapevo dove stesse Reggio e nemmeno che ce ne fossero addirittura due, ma avevo il mio sentiero.
E probabilmente pure loro.

Bruno Di Placido

Volontario della V.d.s Protezione Civile di Cassino, impegnato in vari aspetti del sociale, lettore e, da qualche anno, anche scrittore con un’ambizione dichiarata: riuscire a fondere ragioneria di cui vive e prosa con la quale sogna.

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