Il bottino dell’orso
di Laura De Santis
“Siamo stati sorpresi”
“Sbrigati! Scendi! Andiamo via!”
Sentii le voci concitate dei miei amici, parlavano sottovoce per non farsi sentire da qualcuno. La minaccia sembrò incombente. Non riuscii a capire esattamente cosa fosse successo. Non riuscii a comprendere tutte le loro parole. Mi resi conto soltanto del fatto che vidi le loro schiene allontanarsi all’impazzata verso la collina. Mi ritrovai in una posizione piuttosto scomoda: aggrappato ad un ramo a circa cinque metri da terra e i miei complici che si erano dati alla fuga. Una fuga scomposta per la verità.
Non sentii l’abbaiare dei cani e questo mi consolò non poco e nemmeno qualche colpo di fucile in lontananza. In fondo ero abbastanza nascosto dal fogliame. Ma il cesto di vimini che avevo allacciato al braccio cominciava a pesarmi e a darmi fastidio. Pensai di restare in attesa. Se nel giro di una mezz’ora non ci fossero stati altri segnali preoccupanti sarei sceso a terra e sarei tornato a casa con il mio bottino. Perché a quel punto perché avrei dovuto dividere con gli altri che mi avevano abbandonato dandosi alla fuga? Pensavo a questo quando qualche goccia cominciò ad infastidirmi.
Il sole era stato completamente coperto da nuvoloni grigi. Pensai che se fosse venuta la pioggia qualunque fosse stato il pericolo in avvicinamento sarebbe andato via e io sarei potuto tornare felicemente a casa. Aspettai ancora qualche minuto e poi mi avviai per ridiscendere dall’albero aggrappandomi ai rami più solidi prima e poi al tronco. Impiegai più del dovuto sotto gli scrosci d’acqua a compiere un’operazione che avevo sempre fatto in un batter d’occhio. Per questo ero l’addetto a salire sugli alberi. Mi chiamavano non a caso ‘lo scoiattolo’.
Alla fine misi piede a terra e sentii una specie di grugnito. Accanto a me c’era un orso. Un piccolo orso con un fitto pelo marrone scuro. Si riparava come me sotto l’albero. Mi vide e mi grugnì in faccia sollevandosi sulle zampe posteriori. Non esitai nemmeno un attimo. Gli lanciai contro il cesto ricolmo di ciliegie e scappai via. Fuggendo mi voltai. L’orso non mi seguì, in compenso gradì con evidente piacere le ciliegie che avevo colto.