Colei che legge le carte
di Paola Lombardi
Primo dei significati: significare. Prima di significare, avere un significato. La mano rivela il dorso della carta. Andrebbe rivoltata in alto e, poi, sarebbe bene smarrirla nella folata del primo vento che soffia leggero da est, dirottandosi verso sud.
Lei sfodera la carta nel palmo della mano e nicchia ogni plausibile risposta, tace e non consente ripensamenti. La carta, infida, come ogni parvenza, tace e non rischiara le linee nel palmo della mano che restano ignote, gigantesche clausole di un contratto con il destino che si rincantuccia e ghigna, meno spaurito del solito, stasera.
Non ha parole, stasera, per indicare il cammino, tranquillizzare le impronte sul pavimento e riscuotere denaro dagli specchi gualciti e assonnati dietro nerofumi di poeti e di pietà.
Ma cosa, cosa accade alle anime che non hanno pena e non portano gravi?
Ma cosa, cosa accade alle colpe che hanno pena e non si curano di dirimere le diottrie incongruenti tra il mazzo di carte e la nostra, commiserevole, assidua speranza?
Ma scende la sera, sera dimessa, sera di noia. Di notte, cosa si nasconde dietro i cancelli chiusi? Ed eccola, colei che legge le carte, che aspetta un segno dal cielo adesso.
Ed ecco che si rivolge a tutti con fare plateale: “Scusatemi, stasera ho un cattivo presagio, un’ombra, una lieve increspatura al bordo degli occhi”, si alza, raccoglie il suo gatto nero dalla poltrona e abbandona il mazzo di carte sul tavolo. Gli arcani sono segnati, è così che predice il futuro.