Aereo dialogo
Stasera, al tramonto, il cielo sembra un cartoncino blu che, a poco a poco, incomincia a punteggiarsi di stelle.
Un delicato disegnatore vi traccia un leggero segno di pastello bianco. La mano si stacca dolcemente dal foglio, sicché il segno si sfuma e s’assottiglia: è la scia d’un aereo. Così lontano, sembra un moscerino che vola con la lentezza d’una lumaca. La sua rotta attraversa la chioma del gelso, lambisce le foglie come il disco rosso del sole al tramonto sfiora le cime dei monti lontani. Fra cose vicine e distanti s’instaura un dialogo metafisico.
Le foglie fremono al vento, desiderose di lasciare l’albero e librarsi nell’aria. Pure, è breve il volo di quelle che una folata strappa dal ramo: eseguono acrobazie, giravolte, ghirigori, scarabocchi, e subito s’adagiano a terra; tentano brevi saltelli e svolazzi qua e là, finché finiscono a marcire in un angolo.
Quant’è dissimile il volo maestoso dell’aereo pilotato dall’uomo! Segue, sicuro, la rotta consueta verso l’aeroporto di destinazione. Come ogni volta, a Dio piacendo, planerà dolcemente, sfiorando la pista con un graffio o una carezza.
Eppure, quanto si somigliano il volar dell’aereo e il cader della foglia, se li rapportiamo all’infinito e all’eternità! Rispetto a quello spazio e a quel tempo assoluto che la mente umana non è in grado d’abbracciare, le differenze s’annullano proprio come la prospettiva distorce dimensioni e velocità dell’aereo, facendolo apparire più piccolo e più lento d’una foglia cadente.
Identico è l’agitarsi d’uomini e foglie: atomi inconsapevoli in balia del vento. Un solo desiderio scuote gli uni e le altre: volare, volare!
Ed io sono qui, a sfiorare il mistero della relatività del tutto, fra una scia d’aereo, il gelso e il cielo, stasera al tramonto.