A notte fonda

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di Paola Lombardi

Andammo via nel pieno della festa, andammo via di soppiatto, come due ladri d’appartamento. Restammo impigliati in un ultimo scampolo di conversazione prima di guadagnare l’uscita. L’aria fresca ci schiaffeggiò e riprendemmo a parlare. Non che avessimo molto da dire. Non ci conoscevamo abbastanza per poterci confidare le impressioni della festa. Non seppi mai realmente il tuo nome.

Mi invitasti altrove, saremmo andati in macchina. Avresti guidato tu. Ti pensai lucido. Sorridente mi accomodai dal lato passeggero. L’automobile si avviò trasportandoci sulle strade deserte. A notte fonda.

Di sfuggita vidi una luce attraversare il finestrino, sentii il rumore del metallo che si comprime, percepii il clamore di una frenata sull’asfalto lucido di freddo, provai lo schianto nel petto e l’onda dell’impatto. In qualche romanzo avevo letto una scena del genere. Poi, chiusi gli occhi e non capii più nulla. Non sentii nemmeno l’urlo delle sirene delle ambulanze. Non sentii niente. Mi risvegliai dopo. Dopo tutto quello che non riuscii a vedere in quella notte. Mi restarono il dolore e lo stupore. Non capii mai come fosse successo.

E non seppi mai realmente il tuo nome.

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