Il Pinocchio immaginato dal teatro di Limosa in scena al Camusac di Cassino
di Paola Caramadre
Da qualche parte, in qualche tempo, c’è un sentiero che conduce in un luogo dove l’eternità si cristallizza in un istante. E’ un luogo immaginario, è il luogo dello spirito, è l’angolo fermo dove nascono storie, personaggi si plasmano e si intessono trame.
E’ un teatro, ma è anche una magia, è finzione, ma è anche una realtà, ha un nome che è il battesimo di un luogo smarrito tra le vette degli Aurunci: è il teatro di Limosa. Una ‘residenza teatrale’ creata in un casale di inizio ‘900 nel territorio di Spigno Saturnia che ospita rassegne internazionali, spettacoli di danza, arte, teatro sotto la cura di Enrico Forte, regista, sperimentatore, ideatore di racconti teatranti che guardano oltre, guardano attraverso. Storie che riscrivono le storie, danno voce ai luoghi e alle memorie, storie che si donano con generosità attraverso la voce, i volti e i corpi degli interpreti.
Un gioiello che brilla di mille speranze e che si orchestra come una carovana di viandanti per raggiungere altri mondi prendendo il nome di Mousêion. Un lavoro di sperimentazione, di studio, di innovazione e di creazione che quest’anno ha sondato il mondo di Pinocchio, l’immaginario originato dalla favola di Collodi e che ha incontrato il luogo ideale per rivivere: il Camusac di Cassino.
Dal 26 al 28 maggio il Museo di arte contemporanea ospiterà quattro spettacoli il venerdì, il sabato e la domenica alle ore 18 e, visto il sold out, è prevista una replica alle ore 20 di sabato.
“Pinocchio, lo spettacolo del rifiuto”, questo il titolo della messa in scena è il motore di un racconto che trova nelle sale del Camusac il suo complice più potente: “le opere collocate nell’area museale – spiega Enrico Forte – nell’area museale dei capannoni del Camusac saranno prese in ‘prestito’ anche alla lettura coreografica affinché tra opera e ambientazione ci sia un’integrazione. La rilettura del romanzo passa attraverso un’esperienza di tipo sinestetico. Il nostro Pinocchio si nutre delle suggestioni del luogo e delle opere in essa collocate”.
Il burattino-bambino è l’ancora di migliaia di cammini che intrecciano i destini dello spettatore-viaggiatore. Niente è come appare, nulla è mai scontato. E’ il teatro, è magia, è rivelazione, brivido e passione, è il non-luogo e il non-tempo, è fantasmagoria, immaginario e immaginazione: il pubblico è Pinocchio!
Perché rileggere Pinocchio? “Forse perché siamo innamorati dell’ autenticità. Dell’ imperfezione. Trovando lo specchio della società reale, Pinocchio è la nostra umanità, le nostre debolezze e incoerenze. L’eterno contrasto tra innocenza e consapevolezza, assunzione o fuga dalle responsabilità.
Pinocchio è una scelta di campo. Ascoltare il grillo parlante o il gatto e la volpe, andare a scuola o entrare nel teatro di Mangiafuoco, seguire Lucignolo o chiedere consiglio alla Fata-bambina, ubbidire al padre o fare di testa propria. Pinocchio è le nostre tentazioni. Le nostre contraddizioni. Le nostre bugie.
È questo il paese dei balocchi?”.
Non resta che scostare il sipario, non resta che entrare nel mondo del teatro di Limosa, non resta che essere rivoluzionari, utopici, sognatori. Non resta che essere Pinocchio.
Lo spettacolo è progettato da: teatro di Limosa and resextensa dance company – collettivo movement research – opera prima teatro – full of beans – teatri della viscosa – compagnia teatrolaboratorio di Limosa.
Artisti e collaboratori: performer Alba Avelli, Elisa Barucchieri, Vera Cavallaro, Agnese Chiara D’Apuzzo, Edda Di Laudadio, Viviana Faiola, Ada Filosa, Stefano Greco, Loredana Iafano, Francesco Lucarelli, Maria Grazia Marrazzo, Mariangela Massarelli, Edoardo Palma, Laura Pece, Silvia Pipponzi, Noemi Rotondo, Zahira Silvestri, Greta Tirelli
supervisione coreografica Elisa Barucchieri
collaborazione alla regia Hector Gustavo Riondet
direzione teatrolaboratorio Agnese Chiara D’Apuzzo
direzione scenotecnica Bruno Treglia
musiche e testi aa.vv. costumi dell’ensemble
allestimenti, logistica Sandra Cardillo Zallo, Maria De Meo, Giovanni Salmeri
collaborazioni fotografiche & oggetti di scena Marcello Dimitrij Avellini, Antonio Faiola, Alessandro Rotondo, Luigi Di Croce
foto di scena Franco De Luca
video “Gambe corte, nasi lunghi” Edoardo Palma
direzione artistica, drammaturgia e regia Enrico Forte